Passa ai contenuti principali

Terapia del dolore acuto e cronico

Nel 1979 l’Associazione internazionale per lo studio del dolore (IASP) ha definito il dolore “un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata a un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta come tale.
Il dolore è sempre soggettivo. Ogni individuo apprende il significato di tale parola attraverso le esperienze correlate a una lesione durante i primi anni di vita. Sicuramente si accompagna a una componente somatica, ma ha anche carattere spiacevole, e perciò, a una carica emozionale”.
Il dolore può quindi essere definito come DOLORE TOTALE, in quanto fisico, psicologico, sociale, spirituale e culturale. Il dolore fisico è solo una delle cause di sofferenza. Pertanto, un adeguato controllo del dolore richiede attenzione ad alcune o a tutte le altre componenti della sofferenza ed è quindi essenziale un approccio multidisciplinare al trattamento, la mancanza del quale può determinare l’inadeguatezza dei risultati.
Circa la metà dei pazienti affetti da un tumore si lamenta del dolore. La percentuale sale negli stadi avanzati e terminali della malattia (arrivando a circa il 75%), quando spesso aumenta anche l’intensità del dolore.Nei pazienti con tumore, il dolore può essere causato dalla malattia stessa (80% dei casi), dalla terapia a cui si è sottoposti (15-20% dei casi), ma anche, in una minoranza dei casi, da altri fattori come lo stato di debilitazione, una prolungata e forzata permanenza a letto (che provoca piaghe da decubito), o dalle procedure utilizzate per diagnosticare la malattia. Il dolore oncologico può essere classificato in base al suo andamento temporale in dolore acuto, cronico, episodico o intermittente (tabella 1). Mentre il dolore acuto ha una durata limitata e prevedibile nel tempo, il dolore cronico è costante nel tempo e può essere accompagnato da modificazioni della personalità, dello stile di vita e da depressione. Spesso al dolore cronico si associano episodi acuti che richiedono un aggiustamento della terapia per combattere il dolore. E’ importante segnalare al proprio medico sia la comparsa di dolore acuto, sia l’aumento dell’intensità di un dolore cronico precedentemente stabile, in quanto entrambi gli eventi possono indicare una progressione della malattia che deve essere valutata clinicamente.
Un aumento improvviso e intenso del dolore in pazienti che assumono già farmaci analgesici viene invece definito dolore episodico o breakthrough pain. Questa tipologia di dolore si manifesta in gran parte dei pazienti oncologici, dura in media 30 minuti (ma la sua durata può variare da 1 minuto a 4 ore) e può essere causato da diversi fattori:
- un’insufficiente quantità di oppiacei assunti a intervalli regolari;
- un episodio di distensione gastrica;
- un dolore incidentale dovuto a un movimento, alla deglutizione o a un accesso di tosse;
- l’intensificazione di un dolore neuropatico o l’insorgenza di altre tipologie di dolore.
Per eliminare il dolore episodico di solito viene somministrata una dose aggiuntiva di oppiaceo equivalente al 5-10% del dosaggio giornaliero previsto dalla terapia.
Il dolore può essere infine intermittente: in questo caso la terapia prevede in genere la somministrazione di un oppiaceo ad azione rapida e di breve durata ogni qual volta il paziente ne senta il bisogno. Ogni paziente ha una propria soglia del dolore, che può essere innalzata attraverso un riposo adeguato, un miglioramento dell’umore, attività di svago, empatia e comprensione. Al contrario, sensazioni di fatica, ansia, paura, rabbia, tristezza, depressione e isolamento sono tutti fattori che abbassano la soglia individuale del dolore.
L’appropriata valutazione del dolore da parte del medico è fondamentale affinchè chi ne soffre possa essere sottoposto a un trattamento efficace e personalizzato. Solo il paziente è però in grado di stabilire l’intensità del proprio dolore: la percezione dolorosa è per natura soggettiva, poichè non è solo una sensazione ma anche una vera e propria esperienza emotiva. Per il medico risulta quindi impossibile effettuare una misurazione oggettiva dei sintomi dolorosi, ed è quindi di estrema importanza la collaborazione con il paziente nell”analisi dei sintomi, in modo da non sottovalutarli, e quindi da non sottotrattarli. I pazienti più a rischio di non ricevere un’adeguata terapia anti-dolore sono i pazienti pediatrici, i pazienti piu’ giovani con assenza di malattia metastatica e con un buonperformance status e quelli che valutano il proprio dolore con punteggi superiori a quelli attribuiti dal proprio medico. Una discrepanza nella valutazione dell’intensità del dolore tra paziente e medico rappresenta un fattore predittivo del fallimento della terapia e ostacola sensibilmente il raggiungimento di un adeguato controllo del dolore.