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Terapia Dimagrante

L’approccio terapeutico deve essere multidisciplinare; è necessaria la collaborazione di un esperto psichiatra-psicologo, dell’internista e in molti casi può risultare utile anche quella di un nutrizionista.
In rapporto all’origine psichiatrica dell’anoressia nervosa, la rimozione dei fattori psichici e ambientali che inducono il distorto comportamento alimentare rappresenta un momento terapeutico primario.
Gli altri parametri sono rappresentati dal grasso sottocutaneo, dalle masse muscolari e altro; ma ciò che riflette in maniera esatta le variazioni fisiologiche a un’utilizzazione inadeguata di proteine e/o di energia è l’indice creatinina/altezza, ovvero il rapporto tra l’escrezione di creatinina al giorno rispetto al sesso e all’altezza del soggetto.
La psicoterapia viene effettuata con metodologie diverse: psicoterapia cognitiva, comportamentale o dinamica, individuale o di gruppo, familiare ed altre. Ciascun trattamento si rivela efficace in una percentuale di soggetti; la scelta deve essere fatta dallo psicoterapeuta in base alle caratteristiche della singola paziente e alla propria esperienza nel trattamento della malattia.
Anche per quanto riguarda l’opportunità di ospedalizzare o meno esistono orientamenti diversi. Mentre in passato si riteneva indispensabile l’ospedalizzazione precoce per allontanare la paziente dall’ambiente familiare (in particolare per separarla dalla madre), attualmente si tende ad optare per un trattamento ambulatoriale, limitando il ricovero ai casi più gravi.
In ogni caso, l’ospedalizzazione si impone quando il dimagramento grave e progressivo rappresenta una minaccia per la sopravvivenza e rende necessaria la terapia nutrizionale forzata.
La rialimentazione deve essere attuata in modo graduale attraverso piccoli pasti frazionati: l’apporto nutritivo può essere calcolato in base al peso ideale (30 kcal/kg/die) aumentato di 300-400 Calorie. L’aumento di peso ottimale dovrebbe essere pari a 1-2 kg alla settimana. Si deve tentare con ogni mezzo di convincere la paziente ad alimentarsi.
L’alimentazione forzata, attuata con un sondino nasogastrico o preferibilmente per via parenterale centrale, deve essere riservata ai casi gravi, per il periodo necessario a correggere le carenze nutritive maggiori che mettono in pericolo la sopravvivenza della paziente. È sempre necessario associare un trattamento psicoterapico di supporto.
La terapia farmacologica si avvale di sostanze diverse. Vengono impiegati con maggiore frequenza:
gli antidepressivi triciclici, utilizzati quando l’esame psichiatrico evidenzia la presenza di una componente depressiva;
antagonisti serotoninergici che hanno effetto stimolante l’appetito;
Complessivamente i farmaci rivestono un ruolo marginale nella terapia dell’anoressia nervosa; possono risultare utili in talune circostanze, integrati in un programma terapeutico completo di trattamento. Usati come unico approccio terapeutico suscitano la diffidenza e l’ostilità della paziente e sono del tutto inefficaci.
Le alterazioni neuroendocrine non richiedono interventi terapeutici; alcune di esse rappresentano un meccanismo di adattamento alla riduzione di apporto calorico; la maggior parte regredisce spontaneamente con la rialimentazione e il recupero ponderale.